Se ci penso bene, le mie fiabe preferite sono quelle in cui un personaggio, protagonista o no, subisce un sortilegio che lo trasforma in animale. Credo che ad affascinarmi sia il processo che porta allo scioglimento del maleficio: non di rado ci sono prove da superare, altrimenti bisogna che l’eroe o l’eroina della storia compiano una particolare azione o riescano a provare un sentimento sincero verso la vittima della metamorfosi. E quando alla fine l’incantesimo si spezza, provo una sorta di sollievo misto a soddisfazione: sì, lo sapevo che sarebbe finita così, ma è bello lo stesso! È questo il fascino senza tempo delle fiabe: ti avvincono e ti trascinano in un turbine di emozioni, per poi regalarti tutto il sollievo del lieto fine (quando c’è, in genere quasi sempre).
In questo articolo mi piacerebbe presentarti alcune delle mie fiabe di metamorfosi preferite, divise in due grandi categorie: quelle in cui il sortilegio si spezza grazie all’amore e quelle in cui, invece, risulta necessario il superamento di una prova. Sono racconti che ho sempre amato molto e che ho proprio voglia di condividere con te!
Scorrendo l’articolo, troverai i testi di alcune di queste fiabe da scaricare: spero che ti divertirai a leggerli e/o a proporli ai tuoi bambini. 😉 Alla fine ti proporrò anche un piccolo suggerimento per una simpatica attività da svolgere con i più piccoli: la creatura misteriosa!
In questo articolo troverai...
La metamorfosi nelle fiabe
Sono molte le fiabe in cui un personaggio subisce una trasformazione, finendo per assumere sembianze animali. In genere l’incantesimo viene lanciato per dispetto da una strega, irritata per qualche motivo, oppure si tratta di una vendetta. Qualche volta capita che il malcapitato abbia commesso un’azione tale da meritare una punizione, o si sia mostrato ingrato nei confronti di una fata o di una strega. Le possibilità sono davvero molteplici.
Privare un essere umano della sua umanità: è questa la chiave dei sortilegi che implicano una metamorfosi. La punizione più grande che si può infliggere consiste nell’isolare il soggetto, far sì che non venga più riconosciuto dai suoi cari né dai suoi simili, o addirittura allontanato perché considerato terribile o ributtante (come può essere per il ranocchio o per la Bestia, protagonisti delle celebri fiabe che vi presenterò tra poco). La perdita delle sembianze umane implica non solo l’interruzione di ogni contatto sociale, ma anche la cesura con tutto ciò che si poteva fare e provare prima: interessi, attività, piaceri. Una strega o una fata che gettino un incantesimo di questo tipo devono essere davvero furiose!
Se ne avrai voglia, mi piacerebbe che mi scrivessi quali sono le tue fiabe di metamorfosi preferite: potrei scoprirne qualcuna che ancora non conosco! Contattami pure all’indirizzo mail info@fatainfabula.com, oppure scrivimi nei commenti all’articolo, ti leggerò molto volentieri!
L’amore spezza il sortilegio
Una delle fiabe di metamorfosi più famose è certamente La Bella e la Bestia: il principe, trasformato in una bestia terribile da una fata, potrà riacquistare la sua forma umana solo se riuscirà a far innamorare di sé una fanciulla. Il motivo dell’incantesimo cambia a seconda della versione: in quella più famosa a opera di Madame Leprince de Beaumont, la maledizione è opera di una strega invidiosa, mentre in quella della Disney la superbia e la scortesia del principe irritano una fata, che decide di punirlo. In entrambi i casi, comunque, la morale non cambia: bisogna conoscere le persone al di là delle apparenze, poiché la vera bellezza si trova nel cuore. Bella riesce a vedere la creatura che si cela dentro la Bestia, ne coglie l’umanità sopita, quindi può spezzare l’incantesimo.
Simile parrebbe la fiaba Il principe ranocchio dei Fratelli Grimm, in cui una principessina si ritrova alle prese con un ranocchio, appunto, che ripesca per lei una preziosa palla d’oro sprofondata in uno stagno, chiedendo in cambio di poter mangiare dal suo piatto, bere dal suo bicchiere e dormire nel suo letto. La principessa inizialmente accetta, ma poi ci ripensa e lo abbandona presso lo stagno, fuggendo al castello. Il tenace ranocchio però non demorde: quella sera si presenta al cospetto suo e del re suo padre, il quale, sentita la storia, obbliga la figlia a prestare fede alla parola data. A questo punto, tutti si aspettano che la fiaba termini con il famoso bacio che spezza l’incantesimo, restituendo al ranocchio maltrattato le fattezze di un bel principe… Ma la fiaba non va proprio così! I Fratelli Grimm furono un po’ meno romantici: la principessina, esasperata dalle richieste della creatura, la scaraventa contro il muro! È così che il sortilegio si spezza e la faccenda termina con il classico matrimonio da favola. Chi l’avrebbe mai detto, eh? Anche in questo caso, comunque, si narra che la maledizione sia stata opera di una strega malvagia, mossa unicamente dal desiderio di nuocere. In questo caso, la principessa non ha certo saputo guardare oltre le apparenze! Stava obbedendo all’ordine di suo padre, che le aveva chiesto di rispettare le sue promesse, salvo poi ribellarsi e scaraventare il ranocchio contro il muro. Difficile definire che cosa paghi di più, alla fine di questa storia: l’obbedienza (seppure parziale) all’ordine del padre? L’atto di ribellione? Più probabilmente, il ranocchio voleva essere scaraventato contro il muro, poiché in questo modo avrebbe “mandato in pezzi” l’involucro animale che racchiudeva la sua anima umana. Da qui la strategia di esasperare la principessa…
Qui sotto trovi il testo di questa fiaba:
Nella fiaba Le tre melarance, a subire la metamorfosi è una bella fanciulla, mutata in colomba da una servetta invidiosa, che le conficca dietro la testa uno spillo stregato. La storia racconta che un principe, alla ricerca di una sposa bianca come il latte e rossa come il sangue, riceve tre melarance magiche. Tagliata la prima, ne esce proprio la fanciulla dei suoi sogni, che gli chiede da bere; lui è troppo lento nell’ottemperare alla richiesta, e quella svanisce. Riprova con la seconda melarancia, ma anche stavolta si lascia abbagliare dalla bellezza della ragazza. La terza volta, finalmente, riesce a darle dell’acqua e lei rimane al suo fianco, in carne e ossa. Senonché, mentre il giovane si reca a palazzo per procurare vestiti eleganti alla sua futura sposa e radunare una scorta degna di lei, una brutta servetta incontra la fanciulla e, a causa di un malinteso, si arrabbia con lei. Per punirla, le conficca nel collo uno spillone stregato, tramutandola in colomba. A questo punto, esistono diverse versioni del finale: in una di queste, la colomba si posa sul davanzale della camera del principe, che fa per accarezzarla e sente lo spillo conficcato nel suo capino; lo rimuove e spezza così il maleficio. In altre versioni, la storia è un po’ più complessa: la fanciulla, che riesce a ritornare umana di notte, si fa benvolere da una gentile vecchina che, colpita dalla sua storia, la conduce a corte, cosicché possa denunciare le malefatte della servetta che, nel frattempo, si era spacciata per lei e stava per sposare il principe. Anche in questo caso, l’amore risolve la situazione: il giovane non ha mai dimenticato la sua innamorata, e alla prima occasione rimette a posto le cose, sposandola come da copione e spezzando così il maleficio.
Prove da superare
Una delle mie fiabe preferite è I cigni selvatici, di Hans Christian Andersen. In questo caso, il maleficio è opera di una matrigna, che desidera liberarsi degli undici figli maschi del re suo sposo e della sua unica, bellissima figlia, Elisa. La donna tramuta i principi in cigni selvatici, che possono tornare umani solo di notte, e li scaccia dal castello; dopodiché, con un perfido stratagemma, riesce a far allontanare anche la dolce principessina. Quest’ultima, però, scopre che per spezzare il sortilegio che grava sui suoi fratelli dovrà tessere undici tuniche di ortiche, senza mai pronunciare una sola parola per tutto il tempo che le ci vorrà a ultimare il dolorosissimo lavoro. Nel frattempo, viene trovata da un re, che si innamora di lei e la sposa. La vicenda volge al peggio quando Elisa viene accusata di stregoneria e sta per essere arsa sul rogo; giungono i fratelli a salvarla, e lei ne approfitta per gettare su di loro le tuniche di ortica, che ha terminato all’ultimo minuto. Finalmente la ragazza può parlare e spiegare al suo sposo ogni cosa, per poi vivere con lui e gli amati fratelli felice e contenta. In questo caso, la costanza e la tenacia di Elisa rendono possibile la rottura del sortilegio: la giovane dà prova di coraggio e determinazione, senza mai venire meno al suo compito e serbando il silenzio anche a costo della propria vita. La prova è superata proprio all’ultimo minuto, in un crescendo di pathos che rende il finale ancora più lieto.
Ecco qui il testo della fiaba:
Ne L’uccello d’oro dei Fratelli Grimm, la vittima del maleficio è il fratello della sposa del principe protagonista della storia, tramutato in una volpe, non si sa bene da chi né perché. La volpe è un’alleata preziosa per il principe, lo guida attraverso mille peripezie, nonostante il giovane finisca per eludere quasi sempre i suoi preziosi consigli. Sarà la stessa volpe a salvargli la vita, alla fine, ripristinando l’ordine delle cose stravolto dai perfidi fratelli di lui. Il sortilegio è vinto perché il principe, seppure a malincuore, accetta di esaudire il desiderio dell’amica volpe: tagliarle la testa e le zampe. In questo modo, in maniera del tutto inaspettata, il giovane fratello della principessa sua sposa può riacquistare le sue sembianze, e ricongiungersi all’amata sorella. Una prova difficile, quella richiesta al protagonista di questa fiaba: uccidere la più preziosa e fedele delle alleate. Per fortuna decide di piegarsi alla sua supplica, per quanto folle possa sembrare. Una fiaba piuttosto articolata, ma davvero molto bella e dai rivolgimenti inaspettati.
Puoi leggerla e gustarla cliccando qui sotto:
Attività fabulose: la creatura misteriosa!
E adesso è il momento di giocare!
Ti propongo un’attività molto semplice, il cui scopo è inventare una creatura fantastica vittima di una metamorfosi un po’ pasticciata! Ti occorreranno un dado, matite colorate o pennarelli, il disegno stilizzato di una testa e la tabella di gioco, che puoi scaricare qui sotto:
Si può giocare in quanti si vuole utilizzando una sola tabella, ma ciascuno dovrà avere il proprio schema della testa da poter completare.
A ogni giro di dadi, si disegna una componente della testa della creatura. Ad esempio, la prima cosa da definire è la sua forma: a turno ciascun giocatore lancia il dado, e cerca nella tabella la figura corrispondente al numero totalizzato. Se risulta troppo difficile per lui riprodurla, puoi certamente dargli una mano. Completato il giro per la testa, tocca agli occhi: di nuovo tutti lanciano il dado e scoprono la forma che avranno gli occhi della propria creatura. E così via, la figura fatata si andrà completando a ogni giro.
Alla fine, potrete colorare le vostre creature e divertirvi a inventare la loro storia: chi erano quando ancora avevano sembianze umane? Chi li ha trasformati, e perché? Esiste un modo per farli tornare come prima? A ben vedere, questa potrebbe essere la parte più divertente! 😉
Inoltre, perché non ritagliare le sagome così realizzate e creare delle maschere? Basterà un filo elastico e il gioco è fatto!
Mi auguro che tu ti sia divertit* in questo viaggio attraverso le fiabe di metamorfosi. Aspetto notizie sulle tue fiabe preferite, e non dimenticare di inviarmi le foto dei disegni che creerai con il/i tuo/i bambino/i! Li aspetto!
Antonella Arietano